Rischio tecnologico e sicurezza nei percorsi migratori

Stato dell’arte.

I telefoni cellulari si stanno rivelando così importanti che all’arrivo nel nuovo Paese ospitante molti migranti fanno subito richiesta del Wi-Fi, pagando il servizio di Rete prima ancora di cibo, acqua o riparo.

Tuttavia, diversi studi dimostrano quanto un uso improprio della connettività, spesso legato alla mancanza di adeguate risorse cognitive e di media literacy (Buckingham Willett 2006, Cortoni, Lo Presti 2018), comporti un alto “rischio tecnologico” nell’accesso ai contenuti digitali, nella gestione dei dati personali e nelle modalità di partecipazione alla vita sociale, culturale, civile ed economica di un paese (Diminiescu 2015; Europol 2016, Brevini 2017). La tecnologia si presenta, dunque, utile per orientare e promuovere capitale di rete (Brevini 2017; Schiesaro 2018) come insieme di legami e relazioni con il paese di origine, ma è poco funzionale nel coinvolgimento del soggetto immigrato alla vita sociale, con il rischio di alimentare situazioni di isolamento e di partecipazione pubblica.

Il legame familiare ancora attivo al momento dell’arrivo nel nuovo paese ospitante e la costante comunicazione con gli operatori sociali garantita dalla connettività potrebbero accompagnare in maniera meno rigida l’inserimento del soggetto immigrato e l’accesso ai nuovi servizi di istruzione, formazione.

Partendo da un’analisi della letteratura sul tema (Achotegui, 2011; Dekker, Engbersen, 2012; Cheesman, 2016; Connor, 2017) il nostro lavoro analizzerà in maniera dettagliata il rapporto tra network migratorio e l’utilizzo di specifici social media.

Obiettivi e metodologia.

A partire da tali premesse la ricerca intende riflettere sul modo in cui la stimolazione delle cosiddette capabilities da parte dei soggetti istituzionali possa incidere in un uso più funzionale dello smarthphone dei soggetti stranieri per favorire nuovi e efficaci percorsi d‘integrazione sociale e un utilizzo più consapevole e costruttivo delle risorse digitali, investendo risorse e capacità al fine di creare una cultura della sicurezza del/nel migrante.

Attraverso l’utilizzo di metodologie multi-metodo, principalmente di carattere qualitativo, il progetto proposto, partendo da uno studio attento della letteratura scientifica presente a livello nazionale e internazionale sul tema, mira a fornire un’analisi critica ed accurata dei canali di informazione e di comunicazione che gli immigrati usano prima, durante e dopo il viaggio per arrivare in Italia. I soggetti coinvolti saranno soggetti migranti, in età tra i 18 e i 35 anni, scelti sulla base del loro status giuridico attuale (regolari, rifugiati, irregolari, richiedenti asilo) presenti nel territorio interessato dalla ricerca.

Il lavoro di ricerca sarà strutturato in 3 fasi:

A. interviste in profondità e focus group;

B. individuazione e analisi livelli di ‘rischio tecnologico’ nelle piattaforme online in uso;

C. (facoltativa) costruzione di un percorso di formazione/cultura digitale e redazione di un opuscolo multilingue, cartaceo e online, destinato sia ad operatori che lavorano nelle strutture d’accoglienza sia agli stessi migranti ospitati.

Direttore del progetto: Dr. Giacomo Buoncompagni PhD